Raccordo diritto intermedio diam.16x20 per multistrato
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Ti sarà capitato di vedere dei sistemi di collegamento con un dado, una ghiera e un tubo multistrato che si incontrano in una presa molto solida e diretta. Ecco, quelli sono proprio i raccordi a stringere per multistrato! Sono una soluzione parecchio affidabile per collegare i tubi in modo semplice (ti basta avvitare—letteralmente!) e senza dover diventare matto con attrezzi sofisticati. L’unione resiste bene a pressioni e temperature, perfetta insomma per chi cerca qualcosa che duri senza troppi pensieri.
I motivi per cui molti li scelgono non sono pochi. Innanzitutto, il tempo d’installazione si riduce parecchio, perché non servono utensili particolari: si lavora con le chiavi che tutti abbiamo nella cassetta. Un altro punto forte? Puoi spostare i tubi o modificarli senza troppa fatica, cosa utile se sei ancora in fase di adattamento dell’impianto. Nel caso debba essere smontato, il raccordo a stringere risponde bene, senza drammi.
Questa domanda sorge spontanea se hai esigenze specifiche. Questi raccordi trovano casa sia negli impianti idrosanitari residenziali sia in quelli industriali. Per le case sono super indicati per l’acqua (fredda o calda) a basse temperature; nel settore industriale non temono pressione fino a 10 bar e lavorano comodamente fino a 70°C, grazie al tubo multistrato che resta sempre stabile.
Niente magie: basta inserire il tubo fino a sentire un piccolo “stop” interno, poi si stringe la ghiera con attenzione usando le chiavi giuste, senza rovinare nulla. Mi raccomando, non devi esagerare: serve il giusto serraggio, non la forza di un supereroe!
Qui è facile cadere in errore, perché le dimensioni non sempre sono standard per tutte le marche. Il trucco? Controlla i numeri impressi sul tubo, ad esempio “20x2” o “26x3” e abbina il raccordo che corrisponde esattamente a quella sezione. Una misura sbagliata rischia di far lavorare male tutto l’impianto, proprio quello che non vuoi.
Ecco uno dei classici dubbi da cantiere. In realtà non sono universali: ogni raccordo nasce per una precisa sezione, spessore e diametro del tubo. Un abbinamento fatto “a occhio” può portare a perdite o a giunzioni deboli. Conviene allora controllare sempre le misure e scegliere solo ciò che è compatibile davvero.
Se una giunzione ti dà qualche problema (goccioline che non vanno via?), la prima cosa da fare è controllare che dado e ghiera siano serrati bene, magari hanno solo bisogno di una “stretta” supplementare. Attenzione però: mai esagerare con la forza! Se la perdita persiste, meglio controllare che nessun elemento sia danneggiato o riutilizzato troppe volte.
Qui spesso si inciampa nel gergo tecnico. La versione “maschio” ha una filettatura esterna (entra in una parte), mentre la versione “femmina” accoglie la filettatura all’interno. Una distinzione che sembra banale, ma è assolutamente fondamentale per creare una connessione efficace e sicura.
In linea teorica, sì: dato che sono pensati per essere smontati e rimontati, puoi riutilizzarli — a patto, però, che non ci siano segni di usura né sulla ghiera né sul tubo. Un’occhiata in più non guasta mai prima di provare a rimontarli.
La qualità parte già da quello che vedi e da quello che ti viene garantito: cerca sempre raccordi certificati, ad esempio UNI EN ISO 21003. Oltre al bollino di garanzia, controlla che il metallo sia di buon livello (meglio se parliamo di alluminio di qualità!), che le filettature siano regolari e che gli strati polimerici siano continui, senza imperfezioni. Fidati delle mani, ma anche degli occhi: uno sguardo attento spesso salva molto di più di mille test.
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